Tysabri
Riassunto delle
Caratteristiche del Prodotto
01.0 DENOMINAZIONE DEL
MEDICINALE
TYSABRI
300 mg concentrato per soluzione per infusione.
02.0 COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA
Concentrato:
Ogni ml di concentrato contiene 20 mg di natalizumab. Natalizumab è un
anticorpo ricombinante umanizzato anti-α4.integrina prodotto in una linea
cellulare murina mediante la tecnologia del DNA
ricombinante. Dopo la diluizione (vedere paragrafo 6.6),
la soluzione per infusione contiene circa 2,6 mg/ml di natalizumab.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
03.0 FORMA FARMACEUTICA
Concentrato
per soluzione per infusione. Soluzione incolore, limpida o leggermente
opalescente.
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
TYSABRI
è indicato come monoterapia disease-modifying
nella Sclerosi Multipla recidivante- remittente ad elevata attività nei seguenti gruppi di
pazienti: Pazienti con un'elevata
attività della malattia nonostante la terapia con Pazienti con Sclerosi Multipla
interferone-beta (vedere paragrafo 5.1); oppure
recidivante remittente grave ad evoluzione
rapida (vedere paragrafo 5.1).
04.2 Posologia e modo
di somministrazione
Il
trattamento con TYSABRI deve essere iniziato e supervisionato da un medico con
esperienza nella diagnosi e nel trattamento delle malattie neurologiche, presso
centri in cui sia possibile un accesso tempestivo alla
Risonanza Magnetica (RM). Ai pazienti trattati con TYSABRI deve essere consegnata
la carta di allerta per il paziente.
Devono essere disponibili i mezzi per trattare le reazioni di
ipersensibilità e l'accesso alla RM. Dopo la diluizione (vedere
paragrafo 6.6), l'infusione deve essere somministrata in un arco
di tempo di circa 1 ora e i pazienti devono essere tenuti in
osservazione sia durante l'infusione sia per 1 ora dopo la fine dell'infusione
per rilevare eventuali segni e sintomi di reazioni di ipersensibilità. TYSABRI
non deve essere somministrato mediante un’iniezione in bolo. I pazienti possono
passare direttamente da una terapia con interferone beta o glatiramer
acetato a natalizumab, a condizione che non presentino segni di importanti anomalie legate al
trattamento, es.
neutropenia.
In caso di presenza di anomalie legate al trattamento, queste dovranno
ritornare alla normalità prima di iniziare il trattamento con natalizumab. Alcuni pazienti possono
essere stati esposti a medicinali immunosoppressivi
(es.
mitoxantrone, ciclofosfamide,
azatioprina).
Tali medicinali possono causare una prolungata immunosoppressione,
anche dopo la sospensione della loro somministrazione.
Quindi, prima di iniziare la terapia con TYSABRI, il medico deve accertarsi che
tali pazienti non siano immunocompromessi.
Si deve valutare attentamente l'opportunità di proseguire il trattamento nei
pazienti che dopo 6 mesi non dimostrano evidenza di beneficio terapeutico. Non
sono disponibili dati sulla sicurezza e l'efficacia di natalizumab
oltre 2 anni.
La prosecuzione della terapia oltre questo periodo deve essere considerata soltanto dopo una rivalutazione dei possibili
benefici e rischi. Adulti TYSABRI 300 mg deve essere somministrato attraverso
un'infusione endovenosa una volta ogni 4 settimane. Anziani TYSABRI non è raccomandato in pazienti di età superiore a 65 anni a
causa della mancanza di dati in questa popolazione di pazienti. Bambini e
adolescenti TYSABRI è controindicato nei bambini e
negli adolescenti (vedere paragrafo 4.3). Insufficienza renale ed epatica Non
sono stati condotti studi al fine di verificare gli effetti da insufficienza
renale o epatica. La via di eliminazione del
medicinale ed i risultati emersi dagli studi di farmacocinetica
di popolazione suggeriscono che non sia necessario un adattamento del dosaggio
nei pazienti con insufficienza renale o epatica. Risomministrazione
L'efficacia della risomministrazione del prodotto non
è stata stabilita, per la sicurezza vedere paragrafo 4.4.
04.3 Controindicazioni -
Ipersensibilità
al natalizumab o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Leucoencefalopatia multifocale
progressiva (PML). I pazienti che presentano un aumentato rischio di infezioni opportunistiche, fra cui i pazienti immunocompromessi (inclusi quelli trattati con terapie immunosoppressive concomitanti o quelli immunocompromessi
da terapie precedenti, ad esempio mitoxantrone o ciclofosfamide, vedere anche paragrafi 4.4 e 4.8).
Associazione con interferoni beta o con glatiramer
acetato. Tumori maligni in fase attiva diagnosticati ad
eccezione dei pazienti con carcinoma cutaneo basocellulare.
Bambini e adolescenti.
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso
Leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) L'uso di
TYSABRI è stato associato ad un aumentato rischio di PML. Prima di iniziare la
terapia con TYSABRI, deve essere disponibile una RM recente (solitamente
eseguita negli ultimi 3 mesi).
I pazienti devono essere controllati ad intervalli regolari per poter
identificare segni o sintomi neurologici nuovi o peggiorativi, che possano suggerire una PML.
Se compaiono nuovi sintomi neurologici, è necessario sospendere il trattamento
fino a quando non sia stata esclusa la PML.
Il medico deve valutare il paziente per determinare se tali
sintomi siano indicativi di una disfunzione neurologica ed eventualmente se
questi siano tipici della SM oppure se facciano sospettare la presenza di PML.
Nel caso di sospetta PML, o di dubbio, si deve considerare un'ulteriore
valutazione, compresi una RM (da confrontare con la RM eseguita prima del
trattamento), l’esame del liquido cerebrospinale (LCS) per la ricerca del DNA
del virus JC e la ripetizione degli esami neurologici.
Una volta che il medico abbia escluso la presenza di PML, la somministrazione
di natalizumab potrà essere ripresa. Il medico dev'essere particolarmente attento ai sintomi che possano
suggerire una PML e che potrebbero passare inosservati al paziente (es.
sintomi cognitivi o psichiatrici).
I pazienti devono anche essere avvisati di informare il loro coniuge o coloro
che li assistono circa il trattamento a cui sono sottoposti, poiché questi
potrebbero notare dei sintomi di cui il paziente non si rende conto. Se un
paziente sviluppa PML, il trattamento con TYSABRI deve essere sospeso
definitivamente. Dopo la ricostituzione del sistema immunitario in pazienti immunocompromessi con PML, sono stati osservati una
stabilizzazione o un miglioramento dell’esito.
Non è noto se una diagnosi precoce della PML e la sospensione della terapia con
TYSABRI possano tradursi in una stabilizzazione o in un miglioramento
dell’esito simili. Altre infezioni opportunistiche Con l'uso di TYSABRI
sono state segnalate altre infezioni opportunistiche, principalmente in
pazienti affetti da morbo di Crohn immunocompromessi o con altre importanti patologie
concomitanti, tuttavia non si può attualmente escludere un aumentato rischio di
altre infezioni opportunistiche in pazienti trattati con TYSABRI ma che non
presentano tali malattie.
Infezioni opportunistiche sono state rilevate anche in pazienti affetti da SM
trattati con TYSABRI in monoterapia (vedere paragrafo
4.8). I medici prescrittori devono essere consapevoli
della possibilità che si possano verificare altre infezioni opportunistiche
durante la terapia con TYSABRI e quindi devono tenere presente queste ultime
nella diagnosi differenziale delle infezioni che si verificano nei pazienti
trattati con TYSABRI. In caso si sospetti un'infezione opportunistica, è
necessario sospendere il trattamento con TYSABRI fino a quando tale infezione
non sia stata esclusa attraverso ulteriori indagini. Se un paziente in terapia con
TYSABRI sviluppa un'infezione opportunistica, il trattamento con TYSABRI deve
essere sospeso definitivamente. Supporto formativo I medici devono
informare i pazienti dei benefici e dei rischi derivanti dalla terapia con
TYSABRI e fornire loro una Carta di Allerta per il Paziente.
I pazienti devono essere istruiti in modo che, qualora sviluppino qualche
infezione, informino il loro medico che stanno assumendo TYSABRI. I medici
devono informare i pazienti dell’importanza di un’assunzione ininterrotta, in
particolare durante i mesi iniziali del trattamento (vedere ipersensibilità).
Ipersensibilità Sono state associate a TYSABRI reazioni di
ipersensibilità, comprese reazioni sistemiche gravi (vedere paragrafo 4.8).
Solitamente tali reazioni si sono verificate durante l'infusione o nella prima
ora dopo il completamento dell'infusione stessa.
Il rischio di ipersensibilità è stato maggiore con le prime infusioni e in
pazienti esposti nuovamente a TYSABRI dopo una breve esposizione iniziale (una
o due infusioni) e un periodo prolungato (tre mesi o più) senza trattamento.
Tuttavia il rischio di reazioni di ipersensibilità deve essere tenuto in
considerazione durante tutte le infusioni. I pazienti devono essere tenuti in
osservazione durante l'infusione e durante l'ora seguente (vedere paragrafo
4.8).
Devono essere disponibili i mezzi per trattare le reazioni di ipersensibilità.
Ai primi sintomi o segni di ipersensibilità, la somministrazione di TYSABRI
deve essere interrotta e deve essere iniziata una terapia appropriata. I
pazienti che hanno precedentemente manifestato una reazione da ipersensibilità
devono sospendere definitivamente il trattamento con TYSABRI. Terapie immunosoppressive concomitanti o precedenti La sicurezza e
l'efficacia di TYSABRI, in associazione con altri trattamenti immunosoppressivi e antineoplastici, non sono state
completamente determinate.
L'uso concomitante di tali agenti con TYSABRI può fare aumentare il rischio di
infezioni, incluse le infezioni opportunistiche, ed è controindicato (vedere
paragrafo 4.3). I pazienti trattati precedentemente con farmaci immunosoppressori, inclusi ciclofosfamide
e mitoxantrone, possono presentare una immunosoppressione prolungata e quindi essere a maggiore
rischio di sviluppare una PML.
E’ necessario prestare particolare cautela con i pazienti precedentemente
trattati con farmaci immunosoppressivi e lasciare trascorrere un tempo
sufficiente per consentire la ripresa della funzione immunitaria.
Prima di iniziare il trattamento con TYSABRI il medico deve valutare ciascun
singolo caso per determinare se esista uno stato di immunocompromissione
(vedere paragrafo 4.3). In studi clinici di Fase 3 sulla SM, il trattamento
concomitante delle recidive con un breve ciclo di corticosteroidi
non è stato associato ad un aumentato tasso di infezioni.
Si possono usare brevi cicli di corticosteroidi
associati a TYSABRI. Immunogenicità
Riacutizzazioni della malattia o reazioni correlate all'infusione possono
indicare lo sviluppo di anticorpi verso natalizumab.
In questi casi si deve valutare la presenza degli anticorpi ed in caso di
conferma di questi attraverso un successivo test, eseguito dopo 6 settimane, il
trattamento dev'essere sospeso, perché la presenza di
anticorpi persistenti è associata a una sostanziale riduzione d’efficacia di
TYSABRI e ad un’aumentata incidenza di reazioni di ipersensibilità (vedere
paragrafo 4.8). Dal momento che i pazienti che hanno avuto una breve
esposizione iniziale a TYSABRI e un periodo prolungato senza trattamento sono
maggiormente a rischio di ipersensibilità in caso di nuovo trattamento, è
necessario valutare la presenza di anticorpi e se questi risultano ancora
presenti in un test di conferma eseguito dopo 6 settimane, il trattamento non
deve essere ripreso. Interruzione del trattamento con TYSABRI Nel caso si
decida di interrompere il trattamento con natalizumab,
il medico deve tenere presente che natalizumab rimane
nel sangue e che esplica degli effetti farmacodinamici
(ad esempio un aumento della conta dei linfociti) per circa 12 settimane dopo
la somministrazione dell'ultima dose.
La somministrazione di altre terapie, durante tale intervallo, si tradurrà in
un'esposizione concomitante a natalizumab.
Per farmaci come interferone e glatiramer acetato,
una concomitante esposizione di simile durata non è stata associata, negli
studi clinici, a rischi per la sicurezza.
Non sono disponibili dati sull'esposizione concomitante a farmaci immunosoppressivi su pazienti con SM.
L'uso di tali farmaci poco dopo l'interruzione della somministrazione di natalizumab può tradursi in un effetto immunosoppressivo
aggiuntivo.
Questo dev'essere considerato attentamente caso per
caso, e può essere appropriato effettuare un periodo di wash-out per natalizumab.
Brevi cicli di steroidi usati per trattare le recidive non sono stati
associati, negli studi clinici, ad un incremento delle infezioni.
04.5 Interazioni
Vedere
paragrafo 4.3.
04.6 Gravidanza e allattamento
Non
vi sono dati adeguati riguardanti l’uso del natalizumab
in donne in gravidanza.
Gli studi effettuati su animali hanno evidenziato una tossicità riproduttiva
(vedere paragrafo 5.3).
Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
Natalizumab non deve essere usato durante la gravidanza se non in caso di assoluta necessità.
Nel caso una paziente rimanga in stato di gravidanza durante il trattamento con
TYSABRI, deve essere presa in considerazione l’opportunità di interrompere la
terapia. Non è noto se TYSABRI sia escreto nel latte materno, ma è stato
osservato in studi condotti su animali (vedere paragrafo 5.3).
Le pazienti trattate con TYSABRI non devono allattare al seno.
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e
sull'uso di macchine
Non
sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull'uso di
macchinari.
Sulla base del meccanismo d'azione farmacologico di natalizumab, non si prevede che TYSABRI possa pregiudicare
la capacità del paziente di guidare veicoli e usare macchinari.
04.8 Effetti indesiderati
In
studi controllati con placebo, condotti su 1617 pazienti con Sclerosi Multipla
trattati con natalizumab per periodi fino a 2 anni
(placebo: 1135), si sono osservati eventi avversi, che hanno portato
all'interruzione della terapia, nel 5,8% dei pazienti trattati con natalizumab (placebo: 4,8%).
Nei 2 anni durante i quali si è svolto lo studio, il 43,5% dei pazienti
trattati con natalizumab ha presentato reazioni
avverse (placebo: 39,6%)1.
Di seguito sono riportate le reazioni avverse segnalate per natalizumab
con un'incidenza superiore allo 0,5% rispetto al placebo.
Le reazioni sono riportate secondo la terminologia convenzionale raccomandata
nella classificazione sistemica organica MedDRA.
Le frequenze sono espresse secondo le seguenti classi: Comune (da ≥ 1/100
a < 1/10); non comune (da ≥ 1/1000 a < 1/100). All'interno di
ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine
decrescente di gravità. Patologie del sistema nervoso Comune: Cefalea Capogiri
Patologie gastrointestinali Comune: Vomito Nausea Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Comune: Artralgia Infezioni ed infestazioni Comune: Infezione delle
vie urinarie Nasofaringite Patologie sistemiche e
condizioni relative alla sede di somministrazione Comune: Irrigidimento
Piressia Affaticamento Disturbi del sistema immunitario Comune: Orticaria Non
comune: Ipersensibilità Reazioni correlate all'infusione In studi clinici
controllati della durata di 2 anni, in pazienti con SM, una reazione correlata
all'infusione è stata definita come una reazione avversa che si è verificata
durante l'infusione o entro l'ora seguente.
Queste reazioni sono state osservate nel 23,1% dei pazienti con SM trattati con
natalizumab (placebo: 18,7%).
Le reazioni segnalate più frequentemente con natalizumab
che con placebo comprendevano capogiri, nausea, orticaria e irrigidimenti.
Vedere paragrafo 4.4.
Reazioni di ipersensibilità In studi clinici controllati della durata di 2
anni, in pazienti con SM, le reazioni di ipersensibilità si sono verificate nel
4% dei pazienti.
In meno dell'1% dei pazienti trattati con TYSABRI si sono osservate reazioni
anafilattiche/anafilattoidi.
Tali reazioni sono insorte durante l'infusione o entro l'ora successiva.
Vedere paragrafo 4.4.
Immunogenicità In studi clinici controllati della
durata di 2 anni, in pazienti con SM, sono stati rilevati anticorpi anti- natalizumab nel 10% dei
pazienti.
Anticorpi anti-natalizumab persistenti (2 test
positivi eseguiti a distanza di 6 settimane) si sono sviluppati in circa il 6%
dei pazienti.
In un ulteriore 4% dei pazienti sono stati rilevati anticorpi in una sola
occasione.
La persistenza degli anticorpi è stata associata ad una sostanziale diminuzione
d'efficacia di TYSABRI e ad un aumento dell'incidenza di reazioni di
ipersensibilità.
Altre reazioni legate all'infusione, associate alla presenza di anticorpi
persistenti, comprendevano irrigidimenti, nausea, vomito e rossore (vedere
paragrafo 4.4). Se, dopo circa 6 mesi di terapia, si sospetta la presenza di
anticorpi persistenti, a causa sia di una diminuita efficacia del prodotto, sia
della presenza di reazioni correlate all'infusione, questi possono essere
rilevati e confermati da un secondo test, 6 settimane dopo il primo test
positivo.
Dato che nel paziente con anticorpi persistenti l'efficacia del trattamento può
ridursi oppure che l'incidenza dell'ipersensibilità o delle reazioni legate
all'infusione può aumentare, il trattamento deve essere interrotto nei pazienti
che sviluppano anticorpi persistenti.Infezioni,
inclusa PML ed infezioni opportunistiche In studi clinici controllati, della
durata di 2 anni, in pazienti con SM, il tasso di infezioni era di circa l'1,5
per paziente-anno sia nei pazienti trattati con natalizumab
sia in quelli trattati con placebo.
La natura delle infezioni era solitamente simile nei due gruppi di pazienti.
Negli studi clinici in pazienti con SM è stato segnalato un singolo caso di
diarrea da cryptosporidium.
In altri studi clinici sono stati segnalati casi di ulteriori infezioni
opportunistiche, alcune delle quali ad esito fatale.
Negli studi clinici le infezioni da herpes (virus varicella-zoster, virus
herpes simplex) sono state osservate con frequenza lievemente maggiore nei
pazienti trattati con natalizumab rispetto a quelli
trattati con placebo.
Nell’esperienza post-marketing ci sono state segnalazioni di casi gravi,
compreso un caso di encefalite da herpes ad esito fatale.
Vedere paragrafo 4.4.
La maggior parte dei pazienti non ha interrotto la terapia con natalizumab durante le infezioni che si sono risolte con
una terapia adeguata. Negli studi clinici sono stati segnalati casi di PML.
Solitamente la PML
provoca grave disabilità o può essere fatale (vedere
paragrafo 4.4).
In studi clinici pivotal, due casi, di cui uno
fatale, si sono verificati in pazienti trattati contemporaneamente con interferone
beta-1a per più di 2 anni.
In un altro studio, un paziente affetto dal morbo di Crohn,
che era stato trattato a lungo con immunosoppressori
e presentava una leucopenia associata a tale terapia,
ha sviluppato PML ed è successivamente deceduto. Sebbene tutti i casi di PML si
siano verificati durante l'uso di farmaci immunomodulatori
o in presenza di immunosoppressione, rimane la
possibilità che il rischio di PML sia associato al solo uso di natalizumab. Eventi epaticiNella
fase post-marketing sono stati riferiti su segnalazione spontanea casi di gravi
danni epatici, innalzamento degli enzimi epatici e iperbilirubinemia
(vedere paragrafo 4.4). Patologie maligne Non sono state osservate
differenze nei tassi d'incidenza o nella natura delle patologie maligne tra i
pazienti trattati con natalizumab e quelli trattati
con placebo durante 2 anni di trattamento.
Tuttavia è necessario effettuare un'osservazione per un periodo di trattamento
più lungo prima di potere escludere qualche effetto di natalizumab
sulle patologie maligne.
Vedere paragrafo 4.3.
Effetti sulle indagini di laboratorio Il trattamento con TYSABRI è associato ad
un aumento del numero dei linfociti, dei monociti,
degli eosinofili, dei basofili
e degli eritrociti nucleati circolanti.
Non è stato osservato un aumento dei neutrofili.
Gli aumenti, rispetto al valore basale, dei linfociti, dei monociti,
degli eosinofili e dei basofili
erano compresi fra il 35% ed il 140% per i singoli tipi di cellule, ma le conte
medie rimanevano comunque entro i valori normali.
Durante il trattamento con TYSABRI, sono state osservate lievi diminuzioni
dell'emoglobina (diminuzione media 0,6 g/dl), dell'ematocrito
(diminuzione media 2%) e della conta degli eritrociti (diminuzione media 0,1 x
106/l).
Entro 16 settimane dopo l'ultima somministrazione di TYSABRI, di norma tutti i
valori sono ritornati come quelli precedenti il trattamento e le alterazioni
non sono state associate a sintomi clinici.
04.9 Sovradosaggio
Non
sono stati riportati casi di sovradosaggio.
05.0 PROPRIETA' FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
Categoria
farmacoterapeutica: sostanze ad azione immunosoppressiva selettiva, codice ATC: L04AA23.Proprietà farmacodinamiche Natalizumab
è un inibitore selettivo della molecola d'adesione e si lega alla subunità α4 delle integrineumane
che è altamente espressa sulla superficie di tutti i leucociti, ad eccezione
dei neutrofili.
Nello specifico, natalizumab si lega all’integrina α4β1, bloccando così l’interazione con
il suo recettore complementare, VCAM-1 (vascular cell adhesion molecole-1), e con
i ligandi osteopontina e
CS-1 (connecting segment-1), un dominio di splicing alternativo della fibronectina.
Natalizumab blocca l’interazione dell’integrina α4β7 con MadCAM-1 (mucosal
adressin cell adhesion molecole-1).
L'alterazione di tali interazioni molecolari impedisce la migrazione dei
leucociti mononucleati attraverso l’endotelio fino al
tessuto parenchimale infiammato.
Un ulteriore meccanismo d’azione di natalizumab può
consistere nella soppressione delle reazioni infiammatorie in atto nei tessutiammalati, mediante l’inibizione dell'interazione dei
leucociti che esprimono α4 con i loro ligandi
nella matrice extracellulare e sulle cellule del parenchima.
In tal modo natalizumab può sopprimere l’attività
infiammatoria presente nell'area malata ed inibire un’ulteriore migrazione nei
tessuti infiammati di cellule del sistema immunitario. Nella SM, si
ritiene che le lesioni si verifichino quando i linfociti T attivati
attraversano la barriera emato-encefalica.
La migrazione dei leucociti attraverso la barriera emato-encefalica
presuppone un’interazione tra le molecole d'adesione delle cellule
infiammatorie e le cellule endoteliali della parete
vascolare.
L’interazione tra α4β1 ed i suoi bersagli rappresenta una componente
importante dell’infiammazione patologica del cervello e l'alterazione di tali
interazioni si traduce in unadiminuzione
dell’infiammazione.
In condizioni normali, la
VCAM-1 non è espressa nel parenchimadel
cervello.
Tuttavia, in presenza di citochine pro-infiammatorie,
si iperattiva la VCAM-1 delle cellule endoteliali
e probabilmente delle cellule gliali in prossimità
dei siti d’infiammazione.
Nelquadro dell’infiammazione del sistema nervoso
centrale (SNC), nella SM, è l'interazione di α4β1 con VCAM-1, CS-1 e
l’osteopontina che media la migrazione e la
ferma adesione dei leucociti al parenchima cerebrale e può perpetuare la
cascata infiammatoria nel tessuto del SNC.
Il blocco delle interazioni molecolari di α4β1 con i suoi bersagli
riduce l’attività infiammatoria presente nel cervello,nei pazienti con SM, ed
inibisce un' ulteriore reclutamento di cellule del sistema immunitario e la
loro migrazione verso il tessuto infiammato, riducendo in tal modo la
formazione o l’estensione delle lesioni della SM.Efficacia
clinicaTYSABRI è indicato come monoterapia
disease-modifying in pazienti con Sclerosi Multipla recidivante-remittente per prevenire le recidive e
rallentare la progressione della disabilità.
Per ragioni di sicurezza (vedere paragrafo 4-4 e 4-8) il trattamento è
ristretto ai seguenti gruppi di
pazienti: · Pazienti
che hanno fallito nella risposta ad un ciclo terapeutico completo ed adeguato
con interferone beta.
I pazienti devono avere avuto almeno 1 recidiva nell’anno precedente mentre
erano in terapia e presentare almeno 9 lesioni iperintense
in T2 alla RM cerebrale o almeno1 lesione captante Gadolinio.
oppure·
Pazienti con Sclerosi Multipla recidivante-remittente
grave ad evoluzione rapida, definita da due o più recidive disabilitanti in un
anno e con 1 o più lesioni captanti Gadolinio alla RMcerebrale
o un aumento significativo del carico lesionale in T2 rispetto ad una
precedente RM effettuata recentemente. L'efficacia della monoterapia è stata valutata in uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo,
durato 2 anni (Studio AFFIRM), condotto in pazienti con SM recidivante-remittente,
che avevano presentato almeno una recidiva clinica durante l’anno precedente
l’ingresso nello studio epresentavano un punteggio da
0 a 5 nella Kurtzke Expanded
Disability Status Scale (EDSS).
L’età media dei pazienti era di 37 anni con una durata media della malattia di
circa 5 anni.
I pazienti sono stati randomizzati per ricevere,
secondo un rapporto 2:1, TYSABRI 300 mg (n = 627) o placebo(n = 315) ogni 4
settimane fino a 30 infusioni complessive.
Sono state effettuate valutazioni neurologiche ogni 12 settimane e nei momenti
di sospetto di recidive.
Annualmente, medianterisonanza magnetica (RM), sono state eseguite valutazioni delle lesioni captanti il Gadolinio
(Gd)pesate in T1 e delle lesioni iperintense
pesate in T2- Le caratteristiche ed i risultati dello studio sono
presentati nella tabella seguente.
Studio AFFIRM:
Caratteristiche principali e risultati |
Disegno |
Monoterapia; studio randomizzato, in
doppio cieco,controllato con placebo, a gruppi paralleli, della
durata di120 settimane |
Soggetti |
SMRR (secondo i criteri McDonald) |
Trattamento |
Placebo / Natalizumab 300 mg e.v.
ogni 4 settimane |
Endpoint ad un anno |
Tasso di recidive |
Endpoint a due anni |
Progressione dell' EDSS |
Endpoint secondari |
Variabili derivate dal tasso di recidive
/variabili derivatedalla RM |
Soggetti |
Placebo |
Natalizumab |
Randomizzati |
315 |
627 |
Che hanno completato 1 anno |
296 |
609 |
Che hanno completato 2 anni |
285 |
589 |
|
|
|
Anni di età, mediana (range) |
37 (19-50) |
36 (18-50) |
Durata in anni della SM, mediana (range) |
6,0 (0-33) |
5,0 (0-34) |
Tempo dalla diagnosi, in anni, mediana(range) |
2,0 (0-23) |
2,0 (0-24) |
Numero di recidive nei 12 mesiprecedenti, mediana
(range) |
1,0 (0-5) |
1,0 (0-12) |
EDSS-baseline, mediana (range) |
2 (0-6,0) |
2 (0-6,0) |
|
|
|
RISULTATI |
|
|
Tasso annuale di recidive |
|
|
Dopo un anno (endpoint principale) |
0,805 |
0,261 |
Dopo due anni |
0,733 |
0,235 |
Un anno |
Rapporto del tasso 0,33 IC95% 0,26
; 0,41 |
Due anni |
Rapporto del tasso 0,32 IC95% 0,26
; 0,40 |
Senza recidive |
|
|
Dopo un anno |
53% |
76% |
Dopo due anni |
41% |
67% |
|
|
|
Disabilità |
|
|
Percentuale delle progressioni1(confermadopo 12-settimane;
esito principale) |
29% |
17% |
|
Indice di rischio 0,58, IC95%
0,43; 0,73, p<0,001 |
Percentuale delle progressioni1(confermadopo 24-settimane) |
23% |
11% |
|
Indice di rischio 0,46, IC95%
0,33; 0,64, p<0,001 |
RM (0-2 anni) |
|
|
Mediana della variazione percentuale delvolume
delle lesioni iperintense in T2 |
+8,8% |
-9,4%(p<0,001) |
Numero medio di lesioni iperintense inT2 nuove
o ingrandite recentemente |
11,0 |
1,9(p<0.001) |
Numero medio di lesioni ipointense in T1 |
4,6 |
1,1(p<0,001) |
Numero medio di lesioni captanti il Gd |
1,2 |
0,1(p<0,001) |
1
La progressione della disabilità è stata definita
come l'aumento di almeno 1,0 punto sull'EDSS rispetto ad un valore iniziale dell’ EDSS >=1,0 mantenuto per almeno 12 o 24 settimane o
come l'aumento di almeno 1,5 punti sull'EDSS rispetto ad un valore iniziale
dell’EDSS = 0 mantenuto per12 o 24 settimane. Nel
sottogruppo di pazienti indicati per il trattamento della SM recidivante-remittente a rapidaevoluzione
(pazienti con 2 o più recidive e 1 o più lesioni Gd+)
il tasso annuale di recidive era di0,282 nel gruppo trattato con TYSABRI
(n=148) e di 1,455 nel gruppo trattato con placebo (n=
61)(p < 0,001).
L’indice di rischio per la progressione della disabilità
era pari a 0,36 (95% CI: 0,17, 0,76)p=0,008.
Tali risultati sono stati ricavati da una analisi post hoc e devono essere
interpretati con cautela.
Non sono disponibili informazioni circa la gravità delle recidive prima
dell'inclusione dei pazienti nello studio.
05.2 Proprietà farmacocinetiche
Dopo la somministrazione ripetuta per via endovenosa di una dose
da 300 mg dose di natalizumab a pazienti con SM, la
concentrazione sierica massima media osservata era di 110 ± 52
µg/ml.
La media delle concentrazioni di natalizumab allo steady-state durante il periodo di
somministrazione era compresa tra 23 µg/ml e 29 µg/ml.
Il tempo previsto per raggiungere lo steady-state era
di circa 36 settimane. Un’analisi farmacocinetica di
popolazione è stata condotta su campioni ricavati da oltre 1100 pazienti con SM
trattati con dosi comprese tra 3 e 6 mg/kg di natalizumab.
Di questi, 581 pazienti hanno ricevuto una dose fissa da 300 mg come monoterapia.
La clearance media ± DS allo steady-state
era di 13,1 ± 5,0 ml/h, con un’emivita media ± DS di
16 ± 4 giorni.
L’analisi ha studiato gli effetti sulla farmacocinetica
di covarianti selezionate quali il peso corporeo,
l’età, il sesso, la funzione epatica e renale e la presenza di
anticorpi anti-natalizumab.
E’ stato osservato che soltanto il peso corporeo e la presenza di anticorpi anti-natalizumab
influenzavano la disponibilità di natalizumab.
Il peso corporeo ha influenzato la clearance in
maniera meno che proporzionale, tale che una variazione del peso corporeo del
43% si traduceva in una variazione della clearance
del 31 - 34 %.
La variazione della clearance non era clinicamente
significativa.
La presenza di anticorpi anti-natalizumab
persistenti aumentava la clearance di natalizumab di circa 3 volte, in linea con le
concentrazioni sieriche ridotte di natalizumab osservate in pazienti che presentano anticorpi
persistenti (vedere paragrafo 4.8). Non è stata studiata la farmacocinetica
di natalizumab in pazienti pediatrici con SM o in pazienti
con insufficienza renale o epatica.
05.3 Dati preclinici
di sicurezza.
I
dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla
base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità a dosi ripetute e genotossicità. In linea con l'attività farmacologica
di natalizumab, l'attività
alterata dei linfociti si è tradotta sia in un aumento dei globuli bianchi che
in un aumento di peso della milza nella maggior parte degli studi in vivo.
Tali variazioni erano reversibili e non sembravano avere avuto alcuna
conseguenza tossicologica avversa. In studi eseguiti sui topi, dopo la
somministrazione di natalizumab, non sono aumentate la crescita e le metastasi delle cellule
tumorali di melanoma e di leucemia linfoblastica. Non
è stato osservato alcun effetto clastogenico o mutagenico di natalizumab nei
saggi di Ames o di
aberrazione cromosomica umana.
Natalizumab non ha mostrato alcun effetto nei saggi
in vitro di proliferazione/tossicità con linee tumorali positive
all’α4.integrina. In uno studio con dosi superiori alla dose umana, è
stata osservata una riduzione della fertilità nelle cavie femmine; Natalizumab non ha avuto alcun effetto sulla fertilità dei
maschi. L’effetto di natalizumab sulla riproduzione è
stato valutato in 5 studi: 3 su cavie e 2 in scimmie cynomolgus.
Tali studi non hanno evidenziato alcun effetto teratogenico
o sulla crescita della discendenza.
In uno studio su cavie, è stata notata una lieve riduzione della sopravvivenza
della prole. In uno studio condotto sulle scimmie, il numero di
aborti è risultato il doppio nelle scimmie trattate con natalizumab, 30 mg/kg, rispetto al gruppo di controllo in
condizioni analoghe.
Questo è stato il risultato di un alta incidenza di
aborti nei gruppi trattati nella prima coorte, che non è stata osservata nella
seconda coorte.
Non è stato osservato alcun effetto sul tasso di aborti
in nessun altro studio.
Uno studio su scimmie cynomolgus in stato di
gravidanza ha dimostrato lievi alterazioni associate a natalizumab
a carico del feto che comprendevano una lieve anemia,
un numero ridotto di piastrine, un aumento del volume della milza, una
diminuzione del peso del fegato e del timo.
Tali alterazioni erano associate ad un aumento dell'ematopoiesi extramidollare
splenica, ad atrofia del timo e ad una diminuzione dell'ematopoiesi epatica.
Anche le conte piastriniche sono risultate
diminuite nei nati da madri trattate con natalizumab
fino al parto, tuttavia in tali nati non vi era evidenza di anemia.
Tutte le alterazioni sono state osservate con dosaggi superiori a quelli umani
e sono tornate nella norma dopo l'eliminazione di natalizumab.
Sono stati rilevati bassi livelli di natalizumab nel
latte materno di alcune scimmie cynomolgus
trattate con natalizumab fino al momento del parto.
Tale osservazione suggerisce che possa avvenire un
passaggio di natalizumab nel latte materno anche
nella specie umana (vedere paragrafo 4.6).
06.0 INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
Sodio fosfato, monobasico, monoidrato
Sodio fosfato, dibasico, eptaidrato
Cloruro di sodio Polisorbato 80 (E433) Acqua per
preparazioni iniettabili.
06.2 Incompatibilità
TYSABRI
non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione di quelli menzionati nel paragrafo 6.6.
06.3 Periodo di
validità
Concentrato
2 anni. Soluzione diluita. Dopo la diluizione, si raccomanda l'uso immediato.
Se non utilizzata immediatamente, la soluzione diluita
deve essere conservata ad una temperatura compresa fra 2˚C e 8˚C e
somministrata entro 8 ore dalla diluizione.
I tempi di conservazione durante l'uso e le condizioni prima dell'uso sono responsabilità dell'utilizzatore.
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
C).
Non congelare. Tenere il°C - 8°Concentrato
Conservare in frigorifero (2 flaconcino nell'imballaggio esterno per tenerlo al
riparo dalla luce. Per le condizioni di conservazione del medicinale
diluito, vedere paragrafo 6.3.
06.5 Natura e contenuto
della confezione.
15 ml di TYSABRI in un flaconcino (vetro Tipo I) con un tappo
(gomma bromobutilica) e un sigillo (alluminio) con
una capsula di chiusura a strappo.
Confezione da un flaconcino per astuccio.
06.6 Istruzioni per l'uso e la manipolazione -
Istruzioni per l'uso: 1.
Prima della diluizione e della somministrazione, ispezionare il flaconcino di
TYSABRI per verificare l’assenza di particelle.
In caso di presenza di particelle e/o se il liquido nel flaconcino non appare
incolore, limpido o leggermente opalescente, il flaconcino non deve essere
utilizzato. 2.
Per la preparazione della soluzione di TYSABRI per l’infusione endovenosa (e.v.), utilizzare una tecnica asettica.
Rimuovere la capsula flip-top dal flaconcino.
Inserire l’ago della siringa nel flaconcino attraverso il
centro del tappo di gomma e prelevare 15 ml di concentrato per soluzione per
infusione. 3.
Aggiungere i 15 ml di concentrato per soluzione per infusione a 100 ml di
soluzione di cloruro di sodio 9 mg/ml ) per uso iniettabile.%(0,9
Capovolgere delicatamente la soluzione di TYSABRI per miscelare completamente.
Non agitare. 4.
TYSABRI non deve essere miscelato con altri medicinali o diluenti. 5.
Prima della somministrazione ispezionare visivamente il prodotto diluito per
controllare l’assenza di particelle e di alterazione
del colore.
Non utilizzare il prodotto se appare di colore alterato o in
caso di presenza di particelle sospese. 6.
Il prodotto diluito deve essere utilizzato al più presto possibile ed entro 8
ore dalla diluizione. Se il prodotto diluito viene
conservato ad una temperatura C (non congelare), riportare la soluzione a
temperatura°C e 8°compresa tra 2 ambiente prima dell’infusione. 7.
La soluzione diluita deve essere infusa per via endovenosa nell’arco di 1 ora,
ad una velocità di circa 2 ml/minuto. 8.
Dopo il completamento dell’infusione, lavare la linea endovenosa con una
soluzione di cloruro di sodio 9 mg/ml (0,9%) per uso iniettabile. 9.
Ciascun flaconcino è monouso. 10.
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono
essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
07.0 TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE
IN COMMERCIO
Elan Pharma International Ltd., Monksland,
Athlone, County
Westmeath, Irlanda
08.0 NUMERI DELLE AUTORIZZAZIONI ALL'IMMISSIONE
IN COMMERCIO
EU/1/06/346/001
09.0 DATA DELLA PRIMA
AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE
9
GIUGNO 2006
10.0 DATA DI REVISIONE
DEL TESTO