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La Sclerosi Multipla informazioni, approfondimenti e news dalla ricerca

I Potenziali Evocati  
I potenziali evocati sono esami che studiano le risposte del Sistema Nervoso Centrale ad uno stimolo sensoriale, analizzando le vie nervose che dalla periferia portano le informazioni verso il cervello.
Sono esami non invasivi salvo in rari casi in cui si rende necessario l'uso di sottili aghi monouso e non producono effetti collaterali.
In relazione all'organo sensoriale stimolato si possono distinguere:
  • Potenziali evocati somato-sensoriali (PESS)

  • Potenziali evocati visivi (PEV)

  • Potenziali evocati acustici (PEA)

  • Potenziali Evocati Motori (PEM)


I potenziali evocati esaminano l'integrità delle vie di conduzione nervosa periferiche e centrali.
Il parametro più importante è la latenza (tempo che intercorre) tra stimolo e potenziale registrato sopra il cervello.
I potenziali somato-sensoriali sono utili per la documentazione di disturbi sensitivi altrimenti non oggettivabili e la loro localizzazione a livello periferico o centrale.
I potenziali uditivi localizzano processi dei nervi acustici oppure del tronco cerebrale, mentre i potenziali visivi sono spesso impiegati per la diagnosi di infiammazioni acute o croniche del nervo ottico associate ad es. alla Sclerosi Multipla.

In caso di demielinizzazione, vi è un'alterazione e un rallentamento nella trasmissione dei "messaggi" lungo i nervi e il tempo di reazione, invece di essere immediato (come dovrebbe essere nella norma), avviene in ritardo.

I potenziali evocati visivi (nervo ottico) sono alterati nel 70% dei casi di SM

I potenziali evocati acustici (nervo vestibolo-cocleare) sono alterati nel 50% dei casi di SM

I potenziali evocati somatosensoriali (cordoni posteriori del midollo spinale) sono alterati nell'80% dei casi di SM


Approfondimenti

Potenziali evocati visivi

La stimolazione usata nei potenziali evocati visivi è uno schermo luminoso nel quale si alternano scacchi bianchi e neri a luminanza totale invariata.
Gli occhi vengono studiati separatamente attraverso l’erogazione di 100 o più stimoli.
La registrazione viene fatta con un elettrodo attivo nella regione occipitale e un elettrodo di referenza frontale o sul lobo di un orecchio.
La componente principale è una deflessione positiva di circa 100 msec di latenza, mentre la massima differenza di latenza fra i due occhi è di 10 msec; tale differenza fra i due occhi indica una lesione unilaterale del nervo ottico, utile per diagnosticare le neuriti ottiche bulbari e retrobulbari.
La latenza, inoltre, aumenta bilateralmente nelle atrofie primarie sistemiche del nervo ottico.

Potenziali evocati acustici

Lo stimolo utilizzato per i potenziali acustici è un “click” di breve durata con frequenze da 500 a 2000 Hz ed intensità di 65-70 decibels oltre la soglia uditiva; la registrazione viene fatta con un elettrodo indifferente di referenza posto sul padiglione auricolare o sulla mastoide dello stesso lato.
Le orecchie sono controllate separatamente attraverso l’erogazione di 1000 o più stimoli.
Attraverso tale esame si possono rilevare una serie di deflessioni negative distanti circa 1 msec l’una dall’altra.
Le deflessioni più rilevanti sono le onde I, che si riferiscono alle attività del nervo acustico nel tratto vicino alla coclea, le onde II, che si riferiscono alle attività della porzione caudale del ponte ed infine le onde V che fanno riferimento alle attività del collicolo inferiore del mesencefalo.
I parametri più importanti del potenziale acustico sono la latenza interpicco tra le onde I e III che evidenzia la conduzione del nervo acustico, e tra le onde III e V che indica la trasmissione nelle vie acustiche centrali tra il ponte e il mesencefalo. Variazioni anche minime di latenze sono di carattere patologico.
I potenziali evocati acustici sono usati per diagnosticare le differenti sordità; in particolare nella sordità di conduzione (orecchio medio) la latenza aumenta proporzionalmente al deficit uditivo, mentre nella sordità sensoriale (orecchio interno) la latenza aumenta in misura minore e per livelli alti di deficit uditivo; in entrambi i casi le due latenze interpicco sono normali.
Nella sordità neurale, invece, la latenza interpicco aumenta fra le onde I e III; per esempio nei neurinomi dell’acustico questo parametro è alterato nel 95% dei casi.
Nella Sclerosi Multipla i potenziali uditivi risultano patologici nel 20% dei casi asintomatici; il parametro più indicativo è l’aumento dell’interpicco III - V.
I potenziali acustici risultano alterati anche nelle lesioni intrinseche del tronco cerebrale di natura neoplastica o vascolare ed in alcune malattie degenerative (degenerazioni spinocerebellari, atrofia sistemica multipla, paralisi sopranucleare progressiva).

Potenziali evocati somatosensoriali

I potenziali somatosensoriali vengono evocati attraverso impulsi elettrici sul nervo mediano per l’arto superiore o sul nervo tibiale posteriore o il peroneo per l’arto inferiore, erogando 500 o più stimoli.
La registrazione viene fatta attraverso un elettrodo attivo sulla regione parietale controlaterale (corteccia somatosensoriale) contro un elettrodo indifferente posto nella regione frontale o biauricolare.
Quando si stimola l’arto superiore gli elettrodi addizionali sono posti nella fossa sopraclaveare (plesso brachiale) e nella regione cervicale posteriore, mentre quando si stimola l’arto inferiore gli elettrodi addizionali vengono posti nella regione lombare (cauda equina).
Le latenze assolute dei potenziali somatosensoriali dipendono da fattori periferici quali l’altezza del soggetto e la temperatura degli arti. La valutazione di normalità nella pratica clinica si basa sulla latenza interpicco e sulle differenze tra i due lati.
La latenza fra stimolo e potenziale del plesso brachiale o della cauda equina determina il tempo di conduzione sensitiva periferica, mentre le latenze fra potenziali del plesso (o della cauda) e potenziali corticali forniscono il tempo di conduzione sensitiva centrale. Questo intervallo si può ulteriormente frazionare per analizzare le latenze interpicco fra le varie componenti della risposta corticale.
Nelle lesioni spinali risulta utile lo studio del tempo di conduzione sensitiva midollare che viene calcolato tramite il potenziale cervicale e la misurazione dell’intervallo fra risposta lombare e cervicale per stimoli applicati all’arto inferiore.
Nella Sclerosi Multipla il dato più importante è il tempo di conduzione centrale che risulta alterato circa nel 50% dei soggetti senza che questi abbiano segni clinici di sofferenza del sistema somatosensoriale.

Potenziali evocati motori

Tali potenziali vengono usati per diagnosticare patologie sistemiche del midollo e dell’encefalo.
La stimolazione elettrica può essere sostituita da quella magnetica che è meno dolorosa della prima.
Lo stimolo elettrico ha breve durata ma voltaggio elevato e si applica sulla cute del capo attraverso elettrodi in corrispondenza dell’area motoria; lo stimolo magnetico, invece, viene erogato ponendo la bobina magnetica sull’area motore e provoca la contrazione della muscolatura controlaterale. La risposta viene registrata tramite elettrodi di superficie posti su muscoli prossimali e distali dell’arto superiore e inferiore.
La stimolazione della regione cervicale attraverso elettrodi o bobina magnetica posti in corrispondenza delle apofisi vertebrali produce una risposta muscolare bilaterale negli arti superiori, mentre applicato nella regione lombare produce una risposta negli arti inferiori, in entrambe le zone tale stimolazione attiva le radici spinali.
Combinando le sedi di stimolazione si può calcolare il tempo di conduzione motore centrale che è alterato in tutte le patologie focali o sistemiche del fascio piramidale.


Fonte:
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