La plasmaferesi è riservata a pochi pazienti, in particolare
a quelli che presentano una variante di SM particolare
o ricadute che non rispondono alla terapia cortisonica. è
eseguita per più volte nell’arco di 2-3 settimane, i costi
sono notevoli. Si separa la parte liquida del sangue (plasma)
dalla parte cellulare (globuli rossi, globuli bianchi
e piastrine) utilizzando un sistema a circuito chiuso (separatore
cellulare) analogo a quello utilizzato per la dialisi
nei pazienti con insufficienza renale. Con questa
procedura si rimuovono dal sangue i mediatori pro-infiammatori.
La plasmaferesi non è indicata come
terapia a lungo termine.
Può essere usata come coadiuvante nella terapia immunosoppressiva o citotossica nel trattamento iniziale di processi autoimmuni rapidamente progressivi. Rimuovendo rapidamente i componenti plasmatici indesiderati, la plasmaferesi dà tempo ai farmaci di manifestare i loro effetti. Il volume da scambiare, la frequenza, il tipo del liquido di sostituzione e altre variabili, sono decisi in collaborazione con i medici del centro trasfusionale.
La Plasmaferesi o "aferesi terapeutica" è un procedimento che prevede la rimozione dal corpo del sangue che viene successivamente "pulito" dagli anticorpi circolanti, immunocomplessi, citochine e altre proteine mielomatose che possono causare infiammazione.
Il termine aferesi deriva dal greco e significa letteralmente "rimuovere, portare via con forza". In una sessione vengono rimossi da 3 a 5 litri di plasma e i fluidi sono quindi rimpiazzati con l’albumina.
L’aferesi terapeutica è molto costosa e esistono pochissimi studi ufficiali che ne stabiliscono il giovamento alle malattie neurologiche immunitarie.
La Plasmaferesi è un trattamento standard con provati benefici su numerose malattie immunitarie del sistema nervoso quali la Sindrome di Guillain-Barre, la polineuropatia demielinizzante infiammatoria cronica e la Miastenia Grave.
La Plasmaferesi può essere eseguita inserendo un normale catetere endovenoso in una vena periferica (generalmente del braccio). Tuttavia, per molte persone, è necessario l’impiego di un catetere più grande che viene posizionato nella vena centrale del torace. La gamma complicazioni dell’aferesi va da lieve a fatale: crampi muscolari, squilibri elettrolitici, ipotensione (pressione del sangue bassa), nausea, vomito e perdita di sangue causata dalla carenza di fattori di coagulazione.
Le complicazione dovute al posizionamento del catetere includono infezione, pneumotorace (collasso dei polmoni) e perdita di sangue.
Il gruppo Weinshenker ha effettuato una sperimentazione parzialmente ufficiale sullo scambio del plasma in 22 pazienti affetti da severa demielizzazione infiammatoria acuta del sistema nervoso centrale. Il gruppo di pazienti sottoposti alla sperimentazione era misto:
12 pazienti affetti da Sclerosi Multipla,
5 da Mielite trasversa,
5 da encefalomielite acuta disseminata ADEM o varianti di quest’ultima.
Tutti i pazienti furono inizialmente trattati per almeno 5 giorni con corticosteroidi somministrati per via endovenosa (IV) senza risultato. I pazienti non furono sottoposti immediatamente alla terapia di ricambio del plasma, ma furono tenuti sotto osservazione per 14 giorni dalla prima somministrazione di corticosteroidi IV o per 12 giorni dai primi sintomi di deficienza neurologica, in caso il paziente continuasse a peggiorare malgrado il trattamento IV con steroidi.
Successivamente i pazienti furono sottoposti a plasmaferesi attiva.
8 pazienti su 19 ossia il 42.1% presentarono miglioramenti moderati o consistenti della disabilità neurologica dopo essere stati sottoposti alla Plasmaferesi PE attiva e solo 1 su 17 ossia il 5.9% in seguito a Plasmaferesi fittizia. In base a detto risultato è possibile supporre che una parte dei pazienti affetti da eventi acuti di demielinizzazione potrebbero rispondere positivamente alla Plasmaferesi.
Questo studio ha coinvolto soltanto una piccola parte di malati, ma ha evidenziato la necessità di una sperimentazione più ampia.
Poiché, la Plasmaferesi PE è una forma di trattamento invasiva e costosa, la raccomandazione attuale è quella di considerarla soprattutto in quei casi gravissimi di demielizzazione acuta con disabilità neurologiche significative per le quali i trattamenti convenzionali con alti dosaggi di corticosteroidi si sono dimostrati inefficaci.