La fatica è uno dei sintomi più comuni (ed uno dei più fastidiosi) della SM. Si manifesta in quasi il 90% delle persone con SM.Può insorgere anche anni prima dell'esordio della malattia vera e propria. A volte é il sintomo più marcato in un paziente che ha solo un minimo danno neurologico e può interferire in maniera significativa con le capacità funzionali della persona. La causa della fatica nella SM al momento é sconosciuta. Le ipotesi principali riguardano un alterato equilibrio neuroendocrino o metabolico cerebrale o dei neurotrasmettitori cerebrali oppure l'intervento di fattori immunitari.
Sono comunque state avanzate alcune ipotesi sulla sua origine, tra cui:
il rallentamento della conduzione nervosa cerebrale dovuto alla demielinizzazione;
un maggiore consumo energetico nelle attività motorie;
una disfunzione del sistema immunitario che coinvolge le citochine proinfiammatorie;
un deficit del metabolismo in alcune aree del sistema nervoso centrale;
una disconnessione tra aree cerebrali;
un’aumentata attivazione delle aree cerebrali.
Sono stati identificati due tipi differenti di fatica, entrambi presenti nella SM, in grado di pesare in maniera importante sulla qualità di vita, e la disabilità, dei pazienti.
Il primo tipo di fatica consiste in una stanchezza continua, che interferisce con la possibilità di svolgere anche i compiti e le attività più semplici. È un’opprimente sensazione di spossatezza in assenza di uno sforzo correlabile. È indipendente dall’età o dalla gravità della malattia infatti può
comparire anche alcuni anni prima che la SM esordisca con i suoi sintomi più tipici. A differenza della stanchezza fisiologica, la fatica da SM non è legata direttamente all’attività fisica.
Ci può essere anche fatica mentale caratterizzata dalla difficoltà a sostenere a lungo attività intellettuali, come leggere, concentrarsi, studiare.
Nel secondo tipo di fatica, la persona, in genere, si sente bene a riposo, ma sopraggiunge un pesante senso di affaticamento, non appena inizia una qualsiasi attività fisica. Quest’ultima, viene chiamata faticabilità e scompare dopo un breve riposo.
Esiste anche una fatica secondaria non correlata in modo diretto alla SM, ma causata da disturbi arrecati dalla malattia. Questi possono includere:
Disturbi del sonno: spesso dovuti a spasmi, dolori, urgenza urinaria notturna, depressione o ansia.
Infezioni: possono causare intensa astenia e far alzare la temperatura corporea con conseguente peggioramento dei sintomi e della stanchezza;
Sforzi: lo sforzo maggiore richiesto dal corpo, per gestire problemi di mobilità e coordinazione.
Farmaci: molti farmaci possono provocare l’effetto collaterale di un senso di fatica e sonnolenza.
Depressione: può essere dovuta a un danno nervoso o all’impatto emotivo dato dall’adattamento alla SM.
Ambiente: l’illuminazione e la temperatura dell’ambiente sono fondamentali. Una scarsa illuminazione aumenta lo sforzo visivo e il calore aggrava la fatica.
Per valutare l’entità della fatica i neurologi hanno alcuni strumenti specifici, come questionari, scale.
La scala più utilizzata è la Fatigue Severity Scale(FSS, scala di gravità della
fatica). Serve per stimare la gravità del sintomo. Il neurologo propone alla persona con SM di commentare,
con un punteggio da 1 (completamente in disaccordo) a 7 (completamente d’accordo), una lista di nove voci (“mi affatico facilmente”,
“la fatica interferisce con la mia attività fisica”, “la fatica è uno dei tre sintomi più disabilitanti” eccetera…). In base al risultato,
il medico esprime una valutazione.
Fatigue Severity Scale (FSS, scala di gravità della fatica)
Un danno assonale diffuso si trova alle spalle dei sintomi di affaticamento nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla.
Si ipotizza che lo stato patologico diffuso a carico della sostanza bianca si traduca in un aumento nello sforzo a carico del sistema nervoso centrale richiesto per effettuare una stessa operazione rispetto ad un soggetto sano, con conseguente affaticamento.
L'affaticamento ha un effetto molto pesante sulla vita quotidiana di questi soggetti: questi risultati implicano che gli agenti neuroprotettivi in grado di arrestare o dilazionare il danno assonale potrebbero essere d'aiuto nel posporre l'insorgenza dell'affaticamento.
Fino ad oggi, ogni intervento terapeutico in questo senso ha portato scarsi risultati, ma ciò potrebbe essere dovuto al tentativo di spiegare la fisiopatologia dell'affaticamento solamente in base al blocco della conduzione.
(Arch Neurol. 2004;61:176-177, 201-207)
Farmaci che possono causare fatica (debolezza, spossatezza, apatia)