Il trattamento della fatica non può al momento giovarsi di
un farmaco di elezione, in quanto non si sono dimostrati sicuri benefici “evidence-based” con nessuno dei farmaci
finora testati.
Modafinil
Un recente studio ha verificato su 115 pazienti l’effetto
del Modafinil, farmaco agonista alfa-adrenergico centrale
con proprietà di tipo stimolante la vigilanza e basso
potenziale di abuso, già utilizzato per il trattamento della
narcolessia e dell’ipersonnia idiopatica. Precedenti studi
(il primo open-label, il secondo in singolo cieco di
fase 2) avevano evidenziato che questa molecola è di grande
interesse nel trattamento del sintomo fatica, poiché
risulta in grado di fornire miglioramenti significativi, come
rilevato alla scala FSS. In particolare il secondo studio era
stato disegnato contro placebo (somministrato nella settimana
1–2 e 7–8) mentre il farmaco era assegnato a due
diverse dosi (200 mg nelle settimane 3–4 e 400 mg nelle
settimane 5–6). I risultati evidenziavano un miglioramento
dopo due settimane di trattamento a 200 mg, con significativo
miglioramento anche nella sonnolenza quotidiana, a
fronte di modesti effetti collaterali quali cefalea ed ansia.
Il recente studio di Stankof (randomizzato, multicentrico
in doppio cieco, controllato contro placebo) ha
valutato per 5 settimane l’efficacia di una dose iniziale di
200 mg, incrementata settimanalmente fino ai 400 mg, in
relazione alla tollerabilità del composto stesso.
Analizzando il risultato in base alla scala MFIS, non veniva
evidenziato alcun dato favorevole al Modafinil, eccetto
che in una analisi post-hoc su un sottogruppo di soggetti
con eccessiva sonnolenza diurna, nei quali il farmaco risultava
in grado di migliorare la componente fisica della fatica.
Verosimilmente l’effetto del Modafinil si evidenzia solo
in particolari sottogruppi di pazienti faticabili, per i quali
probabilmente potrà essere ancora studiato. Gli effetti collaterali
risultavano modesti e si manifestavano principalmente
come cefalea, ansia e nausea.
Aminopiridine
Due recenti Cochrane Review hanno valutato
l’efficacia delle Aminopiridine (4-Aminopiridina e 3,4-
Diaminopiridina in 6 studi cross-over, 198 pazienti trattati)
e dell’Amantadina (4 studi dei quali 1 a bracci paralleli
e 3 cross-over, 236 pazienti trattati) sul sintomo fatica
nella SM. Per entrambi i farmaci le conclusioni sono state
che “non esiste una evidenza sufficiente per definire questi
composti efficaci”.
Per quanto riguarda le Aminopiridine (bloccanti i canali
del potassio, in grado sperimentalmente di accelerare la
conduzione nervosa su fibre parzialmente demielinizzate,
incrementando la durata del potenziale d’azione, permettendo
di conseguenza l’incremento della velocità di conduzione
e migliorando in alcune fibre i blocchi di conduzione)
la qualità degli studi analizzati dalla Cochrane Review è stata definita come “scarsa”. Un recente studio controllato,
randomizzato contro placebo con 4-Aminopiridina
(cross-over su 54 pazienti) non ha dimostrato vantaggi
nelle scale di fatica, EDSS (Expanded Disability Status
Scale) e funzioni cognitive, ma quando i pazienti sono stati
suddivisi in sottogruppi in base al dosaggio ematico del
farmaco, si è rilevato come nei pazienti ad alto livello sierico
(>30 ng/ml) fosse misurabile un miglioramento significativo
(p=0,05) della fatica. [12]. Gli effetti collaterali
più frequentemente segnalati sono stati parestesie, dolori
addominali, vertigini, ansia e tachicardia, senza peraltro
una significativa differenza tra i pazienti con livello ematico
di 4-Aminopiridina elevato o basso (<30 ng/ml)
Amantadina
Relativamente all’Amantadina (farmaco in grado di
aumentare il rilascio di dopamina e di beta-endorfine), gli
studi analizzati dalla Cochrane Review segnalavano dei
miglioramenti sulla fatica definiti come incostanti e relativi, descritti comunque come “poco ben documentati” a
causa di elevata frequenza di drop outs, assenza di analisi
“intention to treat” o scarso numero di pazienti arruolati.
Gli effetti collaterali segnalati sono stati iperattività e
risveglio precoce, mentre la confusione e la ritenzione urinaria
venivano per lo più riportati dai pazienti più anziani.
Pemolina
Il Pemolino è un farmaco ad effetto stimolante sul sistema
nervoso centrale, utilizzato in pediatria per la terapia
dei disturbi da deficit di attenzione. È stato testato nel trattamento
della fatica nella SM in due studi senza che venissero
evidenziati risultati statisticamente positivi rispetto al
placebo (therapeutic gain del 26% con effetti collaterali
disturbanti nel 25% dei casi e drop out dallo studio a causa
di tali eventi avversi nel 7% dei casi in uno studio e nessuna
differenza significativa nelle misure di efficacia tra farmaco
e placebo nell’altro studio). Gli effetti collaterali
più frequentemente riportati sono stati anoressia, irritabilità
ed insonnia.
Prokarina
La Prokarina (utilizzata come crema transdermica a base di istamina e
caffeina) è stata sperimentata in uno studio in doppiocieco,
controllato contro placebo per 12 settimane in un
gruppo di 29 pazienti che comprendeva sia forme recidivante
remittente (RR) che progressive. Sulla scala
MFIS si potevano valutare punteggi migliori dalla quarta
settimana di terapia rispetto ai valori di partenza, seppur
statisticamente significativi solo in misura minore.
L-Acetilcarnitina
Lo studio in doppio cieco, crossover, con LAcetilcarnitina
2000 mg/die verso Amantadina 200 mg/die
su 36 pazienti ha evidenziato nei tre mesi di trattamento
un significativo miglioramento nei punteggi della FSS
nei pazienti che utilizzavano L-Acetilcarnitina. Lo studio è
numericamente troppo sottodimensionato per trarre conclusioni.
Aspirina
L’Aspirina è statavalutata in uno studio al
dosaggio di 650 mg (due volte al giorno) in un protocollo
disegnato in doppio cieco, crossover, controllato su 30
pazienti con EDSS medio di 2.5 e durata media della fatica
di 33 mesi. Il 42% dei pazienti al termine del periodo di
assunzione del farmaco (6 settimane) ha segnalato un miglioramento
del sintomo fatica definito buono od eccellente rispetto all’11% riportato nella fase placebo (p=0,008), con
un parallelo decremento dei punteggi alla MFIS (p=0,035)
senza comparsa di rilevanti effetti collaterali.
Studio in doppio cieco effettuato dal Prof. Carlo Pozzilli dell'Università "la Sapienza”.
Abbiamo osservato per un anno 36 pazienti di entrambi i sessi, età media 40 anni, che accusavano il sintomo "fatica".
Questo studio è il primo fatto nel mondo. Abbiamo trattato metà dei pazienti con acetilcarnitina e l'altra metà con amantadina.
La prima è una sostanza presente nel metabolismo cellulare della specie umana, la seconda è una sostanza dopaminergica.
Il nostro scopo era quello di mettere a confronto le due terapie per scoprire quale fosse la più efficace e la meglio tollerata”.
Conoscevamo le proprietà dell'acetilcarnitina e abbiamo visto che il nostro studio le ha confermate: questa sostanza naturale non solo ha stimolato il metabolismo dei neuroni ma ha anche rafforzato il sistema muscolare, rafforzandone il metabolismo.
In particolare, acetilcarnitina - agendo sulle aree cerebrali prefrontali - ha rafforzato il metabolismo neuronale ed ha favorito la produzione di nuovi neurotrasmettitori. Conclusione:
questa terapia, e non quella a base di amantadina, attenua il disagio della fatica.
Il nostro obiettivo era di sconfiggere quella forte sensazione di fatica che accompagna la malattia.
Possiamo essere quindi soddisfatti del risultato: in più di settanta casi su cento c'è stato un netto miglioramento, anche rapido, dei pazienti trattati con acetilcarnitina, sempre ben tollerata.
Altri studi, sempre nel Dipartimento di neurologia dell'Università di Roma, sono in corso.
L'obiettivo, da verificare, è l'effetto neuroprotettivo della acetilcarnitina. È chiaro che, ove fosse raggiunto, questo traguardo diventerebbe un punto di riferimento della ricerca, perché dalla protezione si potrebbe passare alla prevenzione