La Sclerosi Multipla informazioni, approfondimenti e news dalla ricerca
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La Sclerosi Multipla informazioni, approfondimenti e news dalla ricerca

L' Azatioprina  
L'Azatioprina È un farmaco immunosoppressore, classificato fra gli antimetaboliti. Nella sua azione interferisce con il metabolismo delle purine (adenina e guanina), bloccando in tal modo la sintesi di DNA.
L’Azatioprina ha la peculiarità di esercitare i suoi effetti immunosoppressivi con una latenza di alcuni mesi, per cui solo dopo 3–6 mesi di trattamento si instaura uno stato di immunodepressione. Viene usata comunemente al dosaggio di 2,5 mg/kg di peso corporeo/die, per via orale (2–3 cpr da 50 mg al giorno). Gli studi sull’azatioprina dimostrano un significativo effetto del farmaco sulla frequenza di ricadute, ma i risultati volti a valutare l’efficacia sulla progressione della disabilità sono discordanti.

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Le terapie immunosoppressive rappresentano una risorsa da tempo utilizzata nella terapia della Sclerosi Multipla. L'azatioprina e la ciclofosfamide sono farmaci immunosoppressivi ad azione non selettiva, attualmente impiegati nella pratica clinica nei centri Sclerosi Multipla Numerosi studi clinici dimostrano per entrambi una tollerabilità accettabile, ma un rischio di tossicità tardiva.
L'impiego della ciclofosfamide è associato ad un significativo rischio di tossicità riproduttiva e di infezioni.
Il trattamento con azatioprina è gravato da intolleranza gastroenterica e da un alto indice di tossicità ematologica. Il loro impiego richiede l'adozione di strategie per gestire gli eventi avversi attesi e il rispetto delle indicazioni relative alla dose complessiva e alla durata, per prevenire in particolare il rischio di oncogenesi.
Il trattamento con Azatioprina nella SM è stato fino ad oggi valutato in trials condotti nell'era pre-interferon [Yudkin, 1991].
L'efficacia e il profilo di sicurezza sono stati oggetto di una recente revisione sistematica, che ha incluso 698 partecipanti, 346 trattati e 352 controlli [Casetta, 2007]. Pochi studi osservazionali sono stati pubblicati, principalmente rivolti all'analisi del rischio di oncogenesi [Craner 2001; Amato, 2003;, Taylor 2004].

Eventi avversi:
Il tipo e la frequenza degli EA sono riportati nella tabella 1. L'interruzione del trattamento per EA si è verificata nel 5% (studi controllati) e 16.9 % (studi osservazionali), per lo più per intolleranza gastroenterica occorsa entro il primo anno. La principale tossicità è quella ematologica, di tipo midollare ed epatico.

Mortalità
La mortalità nei pazienti trattati non è significativamente diversa nei trattati rispetto ai controlli.

Tumori
I dati riportati nei trials indicano che il rischio oncogenico non è significativamente aumentato nei pazienti trattati rispetto ai controlli. Indagini retrospettive di casistiche seguite prospetticamente segnalano tuttavia che l'occorrenza può essere tardiva e correlata alla dose (> 300 mg) e alla durata del trattamento (> 5 anni) . Si tratta per lo più di tumori solidi. Recenti segnalazioni indicano un netto incremento del rischio di sindromi mielodisplasiche.

Commento
I dati emersi suggeriscono una sostanziale tollerabilità della terapia, purchè vengano garantiti un attento monitoraggio ematologico. e il rispetto delle indicazioni posologiche relative alla dose e alla durata del trattamento. L'analisi genetica dei polimorfismi della tiometil trasfearsi potrebbe consentire l'individuazione precoce di soggetti a rischio di tossicità Non sono riportati dati sul rischio di tossicità riproduttiva.

Discussione

Ciclofosfamide e Azatioprina hanno un profilo di tollerabilità accettabile per i pazienti con SM. Essi si differenziano per il profilo di tossicità. L'impiego della ciclofosfamide è associato ad un significativo rischio di tossicità riproduttiva e di infezioni. Il trattamento con azatioprina è gravato da un alto indice di tossicità ematologica e intolleranza gastroenterica, che può impedire la prosecuzione del trattamento. Il loro impiego richiede l'adozione di strategie per gestire gli eventi avversi attesi e il rispetto delle indicazioni relative alla dose e alla durata, per prevenire in particolare il rischio di oncogenesi. È da sottolineare la necessità di una chiara registrazione degli eventi avversi nei trials e di studi prospettici atti a definire la tollerabilità a lungo termine soprattutto per quanto riguarda il rischio di oncogenesi e di e tossicità riproduttiva per entrambi i farmaci.

L.La Mantia Centro Sclerosi Multipla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico C Besta. Milano

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L'Azatioprina, il farmaco impiegato nei trapianti combatte la Sclerosi Multipla.

Costa poco, è in commercio da anni, ma contro la Sclerosi Multipla ha effetti paragonabili a quelli di farmaci moderni e cari. Una ricerca del gruppo del professor Luca Massaccesi, dell'Università di Firenze e Careggi, è stata pubblicata da una rivista scientifica internazionale. Lo studio rivaluta un farmaco immunodepressore, l'Aziatioprina, noto da tempo perché impiegato nei trapianti: è efficace nel prevenire le lesioni cerebrali nei pazienti con sclerosi recidivante-remittente. L'Aziatioprina è un generico, cioè il brevetto per produrlo è scaduto. Così un trattamento di un anno può costare (al sistema sanitario ovviamente) 500 euro, molti meno dei 20 mila necessari per un ciclo con il più moderno interferone beta, che però ha pesanti effetti collaterali. Si tratta di una importante innovazione nella terapia di questa malattia specialmente per quella parte di pazienti che non risponde bene alle terapia usate attualmente. L'Aziatioprina fu il primo immunosoppressore impiegato contro il rigetto del trapianto d'organo, i suoi inventori hanno vinto il Nobel. La sua efficacia contro Sclerosi Multipla è discussa da anni. «Nei primi studi - spiega Massacesi, ordinario di Neurologia - non si riuscì a dimostrarne con chiarezza l'efficacia nella sclerosi né a cancellare i dubbi sul potenziale rischio oncogeno a lungo termine, e quindi il farmaco fu sostanzialmente abbandonato». Il gruppo fiorentino ha continuato a credere nell'efficacia del farmaco dopo che negli anni '90 fu dimostrata l'assenza di rischio di tumori. «Abbiamo nuovamente valutato il farmaco - prosegue Massacesi - ma questa volta controllando l'evoluzione delle lesioni cerebrali con la moderna metodologia della risonanza magnetica, da alcuni anni disponibile per la ricerca presso l'Università di Firenze». Si è così dimostrato con un numero limitato di pazienti l'efficacia della azatioprina. «Visti i risultati i medici hanno uno strumento in più contro la Sclerosi Multipla - dice Massaccesi - Ora chiederemo che nelle indicazione sulle confezioni del farmaco sia inserita la malattia. Visti i risultati l'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, ci darà un finanziamento per fare una ricerca comparata tra Azatioprina e Interferone beta su 350 pazienti. Se come crediamo i risultati della nostra ricerca verranno confermati, il generico sarà inserito nelle linee guida nazionali per la cura della malattia. Questo risultato conferma che non necessariamente innovazioni importanti per i pazienti devono appesantire la spesa farmaceutica. Talvolta basta solo esplorare nuove indicazioni per farmaci generici».

Michele Bocci - Repubblica — 14 dicembre 2005 pagina 2 sezione: FIRENZE.

Efficacia dell’Azatioprina nel trattamento delle nuove lesioni cerebrali nei pazienti con Sclerosi Multipla

L’Azatioprina è un farmaco immunosoppressore che riduce la percentuale di recidive nei pazienti con Sclerosi Multipla, ma la sua efficacia nel sopprimere le nuove lesioni cerebrali non è mai stata studiata.

Ricercatori dell’Università di Firenze hanno valutato l’efficacia della terapia con Azatioprina nella soppressione delle nuove lesioni cerebrali nella Sclerosi Multipla.

Hanno preso parte allo studio 14 pazienti con Sclerosi Multipla recidivante-remittente di breve durata e con almeno 3 lesioni cerebrali captanti il gadolinio (Gd+), osservate entro 6 mesi prima del trattamento.

L’outcome principale era rappresentato dalle lesioni cerebrali Gd+, valutate mediante RMI (risonanza magnetica per immagini) mensile per 6 mesi prima e 6 mesi durante il trattamento, e dalle nuove lesioni in T2, valutate nello stesso periodo, e dopo ulteriori 6 mesi.

L’Azatioprina è stata somministrata fino al dosaggio di 3mg/kg al giorno.
Il dosaggio è stato aggiustato per ogni singolo paziente in base al numero di linfociti e al presentarsi di eventi avversi.

Il trattamento con Azatioprina ha ridotto a 0 il numero ed il volume medio di lesioni Gd+ alla risonanza magnetica per immagini (p < 0.001 per entrambi), producendo una riduzione del 50% o più delle lesioni Gd+ in 12 pazienti su 14 (p < 0.01).

E’ stata osservata anche una riduzione nel numero delle nuove lesioni in T2.
La riduzione si è mantenuta anche durante il trattamento addizionale (p < 0.01).

Il dosaggio medio di Azatioprina (2.6-2.8mg/kg al giorno) ha ridotto la conta media dei linfociti.
Gli eventi avversi sono stati transitori o reversibili con l’aggiustamento del dosaggio.

Lo studio ha indicato per la prima volta che l’Azatioprina, somministrata a dosaggi in grado di sopprimere i linfociti, è efficace nel ridurre le nuove lesioni infiammatorie cerebrali nei pazienti con Sclerosi Multipla.

Massaccesi L et al, Arch Neurol 2005; 62: 1843-1847

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Rivalutata l’Azatioprina

di Paola Zagami

Da una recente indagine risulta che il prodotto, poco costoso e con modesti effetti collaterali, è attivo sulle lesioni visibili alla RM encefalica. Dimostrata anche la sua efficacia nel ridurre la frequenza di ricadute

Nell’ambito del convegno di chiusura del Progetto Sclerosi Multipla dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sono stati presentati i risultati di uno studio guidato dal dottor Luca Massacesi, responsabile del Centro di riferimento regionale per la SM dell’Azienda Ospedaliera Careggi (Firenze), dedicato alla rivalutazione dell’Azatioprina nella terapia di forme iniziali di SM. L’Azatioprina è un farmaco immunosoppressore comunemente usato nella terapia di molte malattie autoimmuni, nel rigetto dei trapianti e anche nella SM. Tuttavia, gli studi condotti con l’Azatioprina nella SM, eseguiti in un’epoca in cui le metodologie di ricerca erano ancora arretrate, hanno generato dati insufficienti sull’efficacia di questo farmaco. Per questo, quando altri prodotti sono stati studiati con metodologie più aggiornate, l’Azatioprina è stata considerata superata. Il gruppo guidato dal dottor Massacesi, stimolato dai risultati di uno studio coordinato dal professor Amaducci, che fin dall’inizio degli anni ’90 dimostrò la sicurezza a lungo termine di tale farmaco, ha insistito invece nell’usare l’Azatioprina in casi selezionati, specialmente nelle fasi iniziali della malattia nelle quali è più probabile osservare un effetto terapeutico. Per dimostrare l’attività del trattamento in assenza di finanziamenti adeguati a svolgere uno studio di confronto verso una terapia di controllo, è stata usata una metodologia di risonanza magnetica (RM) che, con grande precisione le lesioni cerebrali dei pazienti, ha permesso di seguire gli effetti del farmaco superando quello che è il principale problema della ricerca su farmaci non sponsorizzati dall’industria: la difficoltà di reclutare e di seguire casistiche sufficientemente ampie a causa della limitazione dei fondi disponibili. Lo studio di fase II, ha valutato gli effetti della terapia su poco più di dieci pazienti, considerando direttamente le lesioni cerebrali e non solo i sintomi o segni neurologici, loro rappresentazione indiretta. Lo studio fiorentino ha dimostrato, per la prima volta, l’attività dell’Azatioprina nel ridurre il numero di lesioni encefaliche che si osservano alla RM in corso di SM in circa due terzi dei casi studiati. Questi dati, confrontati con quelli ottenuti in condizioni sperimentali identiche, indicano che il farmaco potrebbe avere un effetto simile a quello di altri recentemente approvati per la terapia di questa malattia (leggi: interferone beta). L’Azatioprina, inoltre, ha modesti effetti collaterali, è maneggevole (si somministra per bocca) ed è poco costosa. I dati ottenuti, sono in accordo con alcuni studi clinici ottenuti negli anni ’80 in base ai quali anche sul piano clinico l’Azatioprina ha una buona attività nel ridurre la frequenza di ricadute. Questi risultati indicano che la molecola è attiva sul fenomeno infiammatorio presente nella SM, supportano l’utilità dell’Azatioprina in casi selezionati di SM e indicano la necessità di confrontare questa terapia con le altre oggi in uso, quali ad esempio gli interferoni. Utili studi di confronto con gli interferoni. Dato che l’Azatioprina è un farmaco orfano (che non garantisce profitti economici e quindi difficilmente verrà valutato con studi di fase III finanziati da privati), gli autori dello studio chiamano in causa le Istituzioni: «La nuova normativa europea - afferma il dottor Massacesi - sollecita corsie preferenziali per l’approvazione dei farmaci orfani e non esclude di considerare validi per l’approvazione anche studi basati su marker surrogati, come avviene per esempio nel caso dei farmaci per l’AIDS». «Lo studio di nuove indicazioni terapeutiche di farmaci orfani - continua Massacesi - rappresenta un’enorme potenzialità di ricerca, finora trascurata sia perché priva di convenienza economica per l’industria, sia perché finora sottovalutata dalle Istituzioni». Da un adeguato supporto allo sviluppo di farmaci orfani potrebbe invece derivare un grande beneficio sia per le persone con SM, sia per la spesa farmaceutica del SSN, ma quest’ultimo dovrebbe mettere a disposizione risorse proporzionate ai risparmi che possono essere ottenuti, finanziando ad esempio un grande studio di confronto con i farmaci più recentemente approvati.






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