Il virus di Epstein Barr (EBV), responsabile della Mononucleosi (detta anche "la malattia del bacio"), viene contratto dal 90% della popolazione prevalentemente nell'infanzia e spesso decorre in maniera asintomatica.
Dopo lal prima infezione rimangono in circolo, per tutta la durata della vita, un piccolo numero di cellule B infettate che vengono comunque tenute sotto controllo dal sistema immunitario.
In soggetti geneticamente predisposti o in concomitanza di altri eventi (per es. infezioni o espozioni ad alcuni fattori ambientali), o in momenti di abbassamento delle difese immunitarie le cellule infettate riescono a moltiplicarsi e a insediarsi in altri distetti del corpo.
Nella Sclerosi Multipla è stata rilevata nelle lesioni infiammatorie la presenza del virus nelle cellule B. Difatti l’attivazione della risposta B si evidenzia sin dalle prime fasi della malattia e persiste per tutta la sua durata.
Sia il virus di Epstein-Barr che le cellule che esso infetta vengono riconosciuti come estranei (non-self) dal sistema immunitario, che dunque scatena una reazione di difesa e di attacco che coinvolgono anticorpi, varie popolazioni di linfociti T e natural killer, macrofagi e cellule dendritiche.
La mielina e i neuroni del sistema nervoso centrale sarebbero teatro dell'attacco del sistema immunitario nei confronti del virus e ne risulterebbero danneggiati.
Il sistema immunitario in coincidenza con la periodica riattivazione del ciclo virale all’interno delle cellule B infettate, continua a ripetere il suo attacco contro il virus.
Studi epidemiologici avevano già evidenziato, nel sangue e nel liquor delle persone con sclerosi multipla, livelli anticorpali più alti rispetto ai controlli e una un'aumentata reattività anticorpale per il virus; dati che indicano una continua riattivazione virale nelle persone con sclerosi multipla. Uno studio (Prof. Alberto Ascherio, della Harvard School of Public Health di Boston) ha evidenziato che l'elevazione dei livelli di anticorpi contro il virus di Epstein-Barr avviene già diversi anni prima dell'insorgenza della malattia.
Sclerosi multipla, identificato nelle placche il virus di Epstain-Barr:
entra nel sistema nervoso centrale e scatena la malattia
ISS 05 novembre 2007
Una ricerca, condotta dal Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell'Istituto Superiore di Sanità,
pubblicata oggi sulla prestigiosa rivista americana The Journal of Experimental Medicine, ha rivelato che il
virus di Epstein Barr è la causa principale della Sclerosi Multipla. Lo studio, condotto su materiale autoptico
di 22 pazienti, ha mostrato la relazione causale tra la presenza del virus e la risposta infiammatoria nelle
lesioni cerebrali tipiche di questa malattia.
"Si tratta di un risultato straordinario - afferma Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.
Per la prima volta l'osservazione di un virus nel cervello di pazienti affetti da Sclerosi multipla permette di
spiegare contemporaneamente le caratteristiche e i meccanismi della malattia. Ciò significa che da oggi potremo
valutare meglio sia le terapie attualmente disponibili sia eventuali strategie di prevenzione. Attualmente questa
ricerca è finanziata nell'ambito del Sesto Programma Quadro dell'Unione Europea - continua il Presidente - e
l'importanza dei risultati raggiunti, oltre a confermare di avere giustamente indirizzato le nostre risorse,
ci stimola a continuare a dedicare energie importanti in questa direzione".
La ricerca, che è stata sostenuta anche dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, non solo avvalora
una ipotesi formulata da molti anni e mai direttamente provata, ma apre una prospettiva diversa nella
quale riconsiderare la strategia di lotta alla malattia. "Da tempo, infatti, si ipotizzava una correlazione
tra infezioni virali e la Sclerosi Multipla; tuttavia, abbiamo dimostrato per la prima volta che il virus
di Epstein-Barr è presente nelle placche di demielinizzazione di tutti i casi analizzati e promuove la
risposta infiammatoria responsabile del danno cerebrale - spiega la Dott.ssa Francesca Aloisi, coordinatrice
della ricerca svolta insieme alla Dott.ssa Barbara Serafini - Gli studi epidemiologici precedenti indicavano
una possibile associazione tra agente virale e malattia, ma ciò che oggi emerge è con quale meccanismo il virus induce la malattia".
Il virus, secondo la ricerca, sarebbe trasportato nel sistema nervoso centrale dai linfociti B, cellule responsabili
della produzione di anticorpi. "Queste cellule - spiega la Dott.ssa Aloisi - riescono ad attraversare la barriera
emato-encefalica che circonda e protegge il tessuto nervoso; una volta penetrati nel sistema nervoso centrale,
i linfociti B infettati si espandono costituendo una riserva occulta di virus. La risposta infiammatoria cronica responsabile della formazione delle placche di demielinizzazione e dei
deficit neurologici - conclude la ricercatrice - viene generata proprio nel tentativo, da parte del sistema
immunitario, di eliminare il virus dal sistema nervoso centrale".
Il virus di Epstein-Barr (EBV) è diffusissimo nella popolazione mondiale e persiste per tutta la vita nella maggior parte degli individui infettando i linfociti B.
Nel 1968 si scoprì che EBV era l’agente eziologico della Mononucleosi infettiva.
Un anno più tardi si scoprì che questo virus era in grado di immortalizzare linfociti in coltura e di causare tumori anche in primati non umani. EBV è uno dei virus maggiormente associato ai tumori.
EBV appartiene alla famiglia degli herpesvirus, sottofamiglia gammaherpesvirus.
La caratteristica peculiare di questa famiglia di virus è la possibilità di latentizzare in seguito all’infezione primaria.
A distanza di tempo, specialmente negli individui immunocompromessi, l’infezione si può riattivare determinando patologie che si manifestano in maniera differente rispetto all’infezione primaria.
Più del 90% della popolazione umana è portatrice sana di EBV.
L’infezione primaria è generalmente asintomatica nei bambini, patologica (IM) nel 50% dei casi negli adolescenti e negli adulti.
L’infezione primaria avviene solitamente all’età di tre anni e il virus persiste per tutta la vita dell’ individuo in modo latente.
È stato stimato che il numero dei linfociti B infettati dal virus è una cellula per milione nel sangue periferico e rimane costante per tutta la vita di un individuo sano.
EBV è anche associato a vari tumori. L’associazione del virus di Epstein-Barr con differenti tumori supera di gran lunga tutti gli altri virus umani.
Nello stesso tempo però il virus non causa nessuna malattia nella maggioranza dei portatori.
Questo apparente paradosso ci porta a concludere che tale pacifica coesistenza è dovuta all’interazione dell’immuno-sorveglianza dell’ospite con l’espressione delle proteine virali.
Elenco delle principali delle malattie associate all'EBV
Linfoma di Burkitt (BL), Carcinoma nasofaringeo(NPC), Disordine linfo-proliferativo post trapianto(PTLD), Disordine linfoproliferativo associato all’X (XLP), Linfomi delle effusioni primarie, Malattia di Hodgkin (HD), Linfoma diffuso a cellule B grandi(DLBCL), Carcinoma gastrico, Sclerosi Multipla
Importante scoperta dell'Istituto Superiore di Sanità
Novità importanti per la ricerca sulla sclerosi multipla, una patologia che colpisce in Italia 80 abitanti su 100.000: la prima causa scatenante della malattia è un virus molto diffuso, quello di Epstein Barr, che provoca la Mononucleosi. È la conclusione a cui è giunta una ricerca condotta dal Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze dell'Istituto Superiore di Sanità, pubblicata lo scorso 5 novembre 2007 sulla prestigiosa rivista americana The Journal of Experimental Medicine. Lo studio, condotto su materiale autoptico di 22 pazienti, ha mostrato la relazione causale tra la presenza del virus e la risposta infiammatoria nelle lesioni cerebrali tipiche di questa malattia." Si tratta di un risultato straordinario - afferma Enrico Garaci, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità - Per la prima volta l'osservazione di un virus nel cervello di pazienti affetti da Sclerosi Multipla permette di spiegare contemporaneamente le caratteristiche e i meccanismi della malattia. Ciò significa che da oggi potremo valutare meglio sia le terapie attualmente disponibili sia eventuali strategie di prevenzione. Attualmente questa ricerca è finanziata nell'ambito del Sesto Programma Quadro dell'Unione Europea e l'importanza dei risultati raggiunti, oltre a confermare di avere giustamente indirizzato le nostre risorse, ci stimola a continuare a dedicare energie importanti in questa direzione". La ricerca, che è stata sostenuta anche dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, non solo avvalora una ipotesi formulata da molti anni e mai direttamente provata, ma apre una prospettiva diversa nella quale riconsiderare la strategia di lotta alla malattia.
"Da tempo, infatti - spiega Francesca Aloisi, coordinatrice della ricerca svolta insieme a Barbara Serafini - si ipotizzava una correlazione tra infezioni virali e la sclerosi multipla; tuttavia, abbiamo dimostrato per la prima volta che il virus di Epstein-Barr è presente nelle placche di demielinizzazione di tutti i casi analizzati e promuove la risposta infiammatoria responsabile del danno cerebrale. Gli studi epidemiologici precedenti indicavano una possibile associazione tra agente virale e malattia, ma ciò che oggi emerge è con quale meccanismo il virus induce la malattia".
Il virus, secondo la ricerca, sarebbe trasportato nel sistema nervoso centrale dai linfociti B, cellule responsabili della produzione di anticorpi. "Queste cellule - spiega Aloisi - riescono ad attraversare la barriera emato-encefalica che circonda e protegge il tessuto nervoso; una volta penetrati nel sistema nervoso centrale, i linfociti B infettati si espandono costituendo una riserva occulta di virus. La risposta infiammatoria cronica responsabile della formazione delle placche di demielinizzazione e dei deficit neurologici viene generata proprio nel tentativo, da parte del sistema immunitario, di eliminare il virus dal sistema nervoso centrale".
È più chiara, dunque, l'interazione tra il virus della mononucleosi e la sclerosi multipla, anche se Garaci tiene a smorzare gli allarmismi: "Gli ammalati di sclerosi hanno il virus della mononucleosi, magari in forma latente, ma ovviamente questo non vale per il contrario. E il virus da solo non basta a provocare la sclerosi: occorre anche una predisposizione dell'individuo, hanno un ruolo importante i fattori genetici".
D’altronde i numeri parlano chiaro: "La sclerosi multipla copre meno dell'1 per mille, l'infezione da Epstein Barr arriva a una diffusione dell'80%. Il virus gioca un ruolo determinante, ma da solo non basta". La scoperta, conferma il genetista Bruno Dalla Piccola, presente al convegno dell'lSS, non toglie nulla all'importanza della ricerca sulle staminali: "Questo studio conferma la patogenesi della malattia. Già si sospettava che la sclerosi avesse un'origine infettiva, ora abbiamo la prova. Ma le staminali sono fondamentali per riparare i danni prodotti da queste patologie, sono loro a dare le massime prospettive nello studio delle malattie rare".
La ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità apre nuovi spiragli nella terapia. Lo afferma il professor Bruno Tavolato immunopatologo dell'università di Padova. La ricerca dell'lSS supera in parte l'ipotesi autoimmune della malattia cioè la possibilità che il sistema immunitario dell'organismo reagisca contro alcune sostanze considerate come estranee combattendo contro di esse.
Tuttavia fino ad oggi, aggiunge il ricercatore, un vero bersaglio di questa reazione autoimmune non è mai stato chiarito e trovato, una questione mai risolta.
Ora l'osservazione dice in sostanza che il virus Epstein Barr è un nemico che arriva in casa e per distruggerlo si fa un danno a sé stessi.
(Tratto da - Stato di avanzamento della ricerca - 2008-giugno Anno 4° n. 1